La medicina estetica è maschilista o femminista?

La medicina estetica può contribuire a incentivare la cultura del patriarcato?

La recente scomparsa della scrittrice e intellettuale Michela Murgia mi ha toccata profondamente. Dopo aver visto lo spettacolo teatrale Stai zitta, organizzato dal Festival della Memoria, ho deciso di iniziare a leggere subito il testo che ne è stato tratto.

È un libro che parte dall’idea che il linguaggio sia un’infrastruttura culturale che riproduce rapporti di potere. Tra le numerose espressioni riportate, c’è un’affermazione che si sente spesso pronunciare (indifferentemente da uomini e donne) che ha attirato la mia attenzione e ha acceso una lampadina: le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne.

Come sempre mi lascio interrogare da ciò che leggo e mi colpisce, e ho sentito che questa frase non mi rappresentava. Nel mio studio sento forte la complicità fra donne, come se parlassimo una lingua comune che ci permette di capire al volo i nostri reciproci bisogni. Ma soprattutto, attraverso questa intesa femminile, cerco ogni giorno con il mio lavoro di rendere le mie pazienti donne più forti e sicure di sé.

 

 

Così mi sono chiesta se la medicina estetica è in qualche modo femminista, o se potrebbe essere alla stessa maniera maschilista. Può contribuire a incentivare la cultura del patriarcato e della donna oggetto? Che tipo di donna medico sono io? Senza cadere nei cliché, non voglio sostenere che il medico maschio sia maschilista in opposizione a una donna medico necessariamente femminista. Ovviamente esistono uomini attenti alla sensibilità femminile e dottoresse che mettono al vertice dei loro interessi il denaro.

Fatta questa doverosa premessa, ritengo che la medicina estetica abbia una grande responsabilità nei confronti di chi sceglie di avvalersene. Prima di tutto perché in quanto medici abbiamo il dovere di non anteporre l’estetica alla salute dei pazienti, e di guardare alla persona nella sua totalità, non solo in quanto corpo (e quindi pelle, inestetismi, ecc.) ma come un tutto inscindibile da spirito e benessere mentale.

 

 

Vi racconto il caso di una mia paziente per spiegare meglio il mio punto di vista. Michela è entrata nel mio studio perché non si sentiva bella, ed era molto critica con se stessa. Durante la visita ho notato che sì la pelle aveva bisogno di cure, ma il suo animo non era da meno. Pur essendo una donna molto bella, lei non riusciva a percepirsi come tale.

Io e Michela abbiamo così cominciato a parlare e a capire insieme i motivi del suo disagio, avviando un percorso fatto di trattamenti etici di medicina estetica, di risate, di confidenze e talvolta di lacrime. A distanza di tempo la pelle ha ritrovato il suo naturale splendore, i segni di affaticamento del viso si sono alleggeriti, e soprattutto lei ha ritrovato il suo benessere interiore. Pochi giorni fa mi ha ringraziato dicendomi “grazie Sara, perché hai fatto un ottimo lavoro su di me, ma soprattutto mi hai aiutato a vedermi bella”.

La serenità personale, lo star bene con se stessi, guardarsi allo specchio e riconoscersi devono essere comunque priorità.

 

 

 

Ugualmente femminista potrebbe essere l’attitudine della medicina estetica di smascherare i cliché e rifuggire dai modelli stereotipati di donna perfetta proposti dai social (ma mi verrebbe da dire dalla società).

Un medico estetico potrebbe trovarsi spesso di fronte a dinamiche maschiliste. Una donna potrebbe rivolgersi a lui (o lei) spinta dal compagno a ritoccare qualcosa, o sotto la pressione sociale di modelli e stereotipi da riprodurre. Nel riconoscere certe dinamiche un bravo medico dovrebbe smontarle e accompagnare la paziente in un percorso di accettazione di sé e valorizzazione del proprio io, della propria essenza. Una persona insicura che si rivolge a un medico poco etico corre il rischio di vedere acuite le sue insicurezze, o sorgerne di nuove, per creare un meccanismo di dipendenza dalla medicina stessa. La linea fra curare una persona e accontentarla nelle sue richieste dettate dalla scarsa considerazione di sé è molto sottile.

Occorre selezionare accuratamente il professionista di riferimento, e diffidare di chi acconsente a qualsiasi trattamento senza porvi delle domande, senza esitazione.

 

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva.

Vi lascio con queste parole di Michela Murgia, con la speranza che troviate sempre il coraggio di dire no a ciò che non vi piace, di parlare ed esprimere le vostre esigenze senza indugi. Siate le donne che volete essere, e ditelo con forza!

Un abbraccio solidale,

La vostra dottoressa

 

 

Published On: 26 Settembre 2023|743 words|4 min read|Views: 166|

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